"/> Le dimensioni del Business to Business : Tesi Ulgiati - <!--#echo var="SERVER_NAME" -->

CAPITOLO I

IL COMMERCIO ELETTRONICO

1.5. Le dimensioni del Business to Business

Il commercio elettronico svolto tra imprese è, a detta delle maggiori società di ricerca, l’attività più promettente e dinamica del fenomeno business in Internet. Stando ai risultati di un’analisi sviluppata dalla Forrester Research, il valore del commercio sviluppato tramite Internet, ha raggiunto in Europa, nel 1999, quasi 550 miliardi di Euro e la stima per il 2004, ammonta a più di 2500 miliardi di Euro. La crescita del Commercio elettronico può poi essere confrontata distinguendo il settore Business to Business da quello Business to Consumer, evincendo come la porzione del mercato consumer, sia solo una parte del volume d’affari prodotto tramite la rete Internet in quanto quella più significativa, è rappresentata dalle transazioni commerciali effettuate tra aziende. Sempre secondo Forrester Research, nel 2004, l’Italia sarà il quarto Paese europeo per valore economico transato (165 miliardi di Euro).

Previsione delle vendite europee in milioni di Euro


(fonte Forrester Research 1999)
Per quanto concerne lo sviluppo futuro del BTB, prendendo in esame i dati che emergono dagli studi effettuati dalle principali società di ricerca mondiali, possiamo rilevare come i risultati stessi differiscano in parte tra loro (non tutte, infatti, utilizzano la stessa definizione di commercio elettronico in quanto alcune si riferiscono a tutto il processo d’acquisto concluso tramite la rete, altre invece al solo ordine trasmesso online), ma tutte sono concordi nel ritenere esplosivo l’impatto del BTB, non appena Internet venga riconosciuto ed accettato quale veicolo ottimale per gli acquisti interaziendali.

Secondo l’analisi condotta dalla società IDC, lo sviluppo futuro del BTB, vede un passaggio negli U.S.A. dai 50 miliardi di dollari del 1999 ai 633 miliardi di dollari del 2003, mentre la stima mondiale, prevede uno sviluppo che va dagli 80 miliardi di dollari del 1999 ai 1.100 miliardi di dollari del 2003.

(fonte Goldam Sachs, B2B: 2B or not 2B?, da www.gs.com)
Secondo la IDC quindi, nel prossimo futuro ci sarà un incremento del BTB soprattutto nei Paesi Occidentali i quali recupereranno quel gap che li separa dagli U.S.A., pionieri del settore.
Lo studio condotto dalla Forrester Research, dimostra invece come il BTB americano, sia passato in termini previsionali, dai 109 miliardi di dollari del 1999 ai 1331 miliardi di dollari del 2003 (considerando anche le transazioni non completamente concluse tramite la rete), il quale rappresenterà l’86% del commercio elettronico totale (considerando il settore BTB e BTC).

(fonte Goldam Sachs, B2B: 2B or not 2B?, da www.gs.com)
I risultati ottenuti dalla ricerca condotta dalla Goldman Sachs, sono ancora differenti e prevedono uno sviluppo del BTB statunitense, con un passaggio dai 39 miliardi di dollari del 1998 ai 1500 miliardi di dollari del 2005.

(fonte Goldam Sachs, B2B: 2B or not 2B?, da www.gs.com)
Per quanto concerne la situazione italiana, possiamo analizzare la ricerca condotta dalla società Jupiter, la quale prevede uno sviluppo futuro del “nostro” BTB, con un passaggio dai 24 miliardi di Euro del 2001 ai 357 miliardi di Euro del 2005.

(fonte: Jupiter: “Growth of online BTB trade in Italy”, su www.jup.com)
In linea con le tendenze generali, aumentano sempre più le imprese presenti in rete e queste rappresentano il 40% del totale¹ , anche se, purtroppo, il sito aziendale è ancora inteso, nella maggior parte dei casi, come vetrina o catalogo, e viene raramente utilizzato per la vendita di prodotti e servizi per cui si assiste ad una sorta di expo virtuale dell’azienda e dei suoi prodotti o servizi.
A tal fine, è molto utile analizzare la curva del ciclo di vita di una tecnologia descritta dalla società di ricerca Goldman Sachs² , che ben si adatta allo studio del ciclo di adozione del commercio elettronico Business to Business.

(fonte Goldam Sachs, B2B: 2B or not 2B?, da www.gs.com)
La società di ricerca Goldman Sachs ritiene che, nella fase di prima adozione, le imprese siano portate ad implementare in proprio le soluzioni di commercio elettronico ed eventualmente "acquistare" modelli precostituiti che risultino adattabili agli standard propri dell’azienda. Con lo sviluppo del BTB e quindi con il raggiungimento di un livello di maturità superiore da parte delle imprese, le stesse hanno sempre più scelto politiche di buy, abbandonando sempre più le soluzioni make e questo perché si è cominciato a prendere coscienza della complessità di tale forma di sviluppo commerciale.
Il mutamento da economia locale a globale, richiede infatti evidenti cambiamenti, non solo strutturali ma anche e soprattutto di tipo mentale, un nuovo atteggiamento quindi, che i manager devono necessariamente assumere. La proiezione aziendale verso l’e-commerce e, ancor più verso l’e-business, è un processo complesso ed è un passaggio strategico che va preparato con molta cura. Il primo passo che le aziende devono compiere, è maturare una consapevolezza di quanto sia cruciale utilizzare Internet per conquistare o tutelare la propria competitività.
Oltre al problema della mentalità, l’imprese deve disporre di risorse, competenze e tecnologie ed essendo poche le aziende che possiedono al loro interno quanto necessario allo sviluppo di un progetto di BTB, è necessario che le stesse si affidaino ad imprese partner con le quali sviluppare il piano di transizione.

Molte aziende, esitano infatti ad impegnarsi nel BTB e, ancor più a ripensare le proprie strategie di business in linea con le nuove opportunità, soprattutto perché: In Italia, il fenomeno dell’è-business, è ancora allo stato nascente e quindi lontano dalle esperienze degli Stati Uniti. Secondo le proiezioni di diverse società di ricerca, il ritardo economico ammonterebbe a circa 5 anni (anche se questo, per certi versi, non rappresenterebbe uno svantaggio in quanto, visti i risultati raggiunti e le problematiche verificatesi negli USA, potrebbe costituire utile indicazione le la risoluzione dei i problemi operativi riscontati nelle loro esperienze maturate) e ciò dipenderebbe soprattutto dalla scarsa presenza “operativa” delle nostre imprese sul Web e dalla reticenza dei manager ad affrontare il cambiamento.
Numero di imprese italiane con sito
(fonte www.Sirmi.it, 2000)
Secondo una ricerca condotta dalla Databank Consoulting³ , nei primi mesi del 2000, solo il 10% delle aziende italiane, risultava connesse ad Internet con un vero e proprio abbonamento e, una percentuale ancora minore, può disporre di una Extranet.
Tuttavia, secondo le previsioni, aumenterà nelle aziende la consapevolezza di come la rete sia uno strumento fondamentale, che porterà a ripensare l’organizzazione aziendale

(fonte Databank Consulting)
Esiste una ampia gamma di imprese, soprattutto medio/piccole, interessate all’utilizzo di Internet quale canale commerciale ma che non entrano nella nuova realtà economica perché non ancora automatizzate. Sicuramente, tali problematiche, potranno superarsi con l’aumento della dimestichezza e dell’esperienza circa l’uso delle tecnologie Web; con l’adozione di protocolli standard che consentano una maggior diffusione ed integrazione delle tecnologie stesse nelle imprese; con lo sviluppo di applicazioni standardizzate, sempre più aderenti alle specifiche esigenze dell’impresa; una crescente vischiosità delle applicazioni di BTB, con cui generare fiducia verso i clienti, così da spingerli a rinnovare le transazioni commerciali.
Una volta però che l’impresa abbia implementato nuove soluzioni operative online, riuscirà a creare molto velocemente nuovo valore economico. L'Europa risulta un mercato promettente per il BTB ed infatti, in base a stime previste dalla società di ricerca Jupiter, le transazioni commerciali nell'Europa occidentale hanno attualmente un valore pari a 5,6 miliardi di dollari&sup4; , interessando sia il segmento business to business che quello business to consumer. Quindi il BTB, il quale comprende le transazioni effettuate tra partner produttivi e commerciali, porta alla creazione di reti di imprese consentendo di ottimizzare e valorizzare l'apporto di ciascuna impresa partner alla catena del valore. Tale modello si rivela quindi, particolarmente vantaggioso per le PMI.

 


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